OLTRE IL VISIBILE dal 3 al 22 novembre 2024
a cura di Sonia Patrizia Catena e Lorenzo Argentino
Cicuiti Dinamici, via Giovanola 21/C Milano
PINO LIA LA FORZA EVOCATIVA DELL’OMBRA
Lettura critica di Sonia Patrizia Catena.
Figure ancestrali e forme simboliche prendono corpo attraverso l’obiettivo fotografico di Pino Lia. Nello spazio piatto dell’immagine, l’ombra ha un ruolo nella configurazione della superficie divenendo paesaggio; pur così impalpabile e priva di consistenza dà peso all’oggetto ritratto, la proiezione del corpo si allunga e lo sostituisce, si fa parvenza assoluta e autonoma. L’ombra è sola dinnanzi a noi e diventa protagonista di un’epica, ricoprendo il ruolo di elemento narrativo e simbolico dalla valenza allegorica.
Nel progetto fotografico di Pino Lia le ombre rivestono un ruolo più importante rispetto alla luce che manipola - a sua volta - le zone scure per creare delle forme. L’artista sembra giocare con l’ombra, dandole una fisionomia che richiama altro, modellandola come se fosse materia. L’oscurità libera l’immaginazione, genera paesaggi surreali e scenografie impalpabili diventando mezzo di rappresentazione propria e indipendente. La serie è caratterizzata da “assemblaggi” di oggetti reali e figure apparenti, elementi scenici e sim- bolici che vanno oltre il visibile e che, come afferma l’artista, “rappresentano l’ignoto, la paura o il passato, creano un di- alogo tra luce e buio, tra desideri repressi o emozioni ines- presse, creando cosi elementi attivi nel racconto visivo”.
Fin dall’antichità, l’ombra è stata utilizzata per creare l’illusione della tridimensionalità nelle rappresentazioni pittoriche. Nel mondo classico, pittori e scultori compresero che la parte scura poteva aiutare a conferire volume e profondità alle figure, rendendole più “vive” e realistiche. Da elemento tecnico del passato a potente metafora psicologica e sociale nell’arte contemporanea, l’ombra continua ad essere una componente essenziale del linguaggio visivo sino a diventare protagonista in questo progetto fotografico.
La forza delle immagini di Pino Lia risiede nella creazione di uno spazio e di un volume con l’ombra, la quale attivando la superficie porta il pubblico a percepirla come una figura reale, non una mera silhouette bidimensionale, ma qualcosa di poroso che assorbe gli elementi intorno a sé. Un luogo in cui si concretizzano forme di trasformazione e di riconfigurazione dello stesso paesaggio, stratificazioni materiche che creano i pattern visivi e le texture di questi personaggi labili e irreali.
Attraverso l’uso e l’accostamento di sassi, legni, erbe spontanee e foglie di palma - antagonisti che innescano l’ambiguità di ciò che si osserva - , Lia riesce a trasfigurare l’ombra in forme ataviche e al contempo familiari, poiché riconducibili per analogia a modelli archetipali di divinità maschili e femminili, altresì a incisioni rupestri della Valcamonica da cui è stato ispirato.
Le sue esperienze nel teatro e nelle arti performative, inoltre, lo hanno portato a mettere in scena il proprio corpo che, disposto controluce, proietta una lunga ombra dalla severa sacralità. Una staticità e monumentalità che richiamano la statuaria greca classica, egiziana e l’iconografia bizantina con il fine di trasmettere un senso di trascendenza e di spiritualità. L’istante fotografico congela l’attimo, il corpo si esprime e l’ombra genera e plasma figure al limite fra sacro e naturale, fra artificio e semplicità. Pino Lia invita a coglierne l’anima, interpretando la narrazione sottesa: non è una semplice rassegna di sagome, bensì è una figurazione che vive in una dimensione immaginifica in piena osmosi con l’ambiente e l’atmosfera naturale. Semplici oggetti del quotidiano, presenti nello scenario marino, posti in relazione fra loro per creare brevi racconti surreali che con le loro immagini simboliche sprigionano un’immensa forza evocativa e ci conducono in un mondo magico e divino, quasi trasognante.
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