Testi
critici e note biografiche
Pino Lia
Nella produzione artistica degli ultimi decenni, la riflessione sullo
spazio ha ormai un ruolo preponderante. Far percepire in modo nuovo gli
ambienti in cui viviamo sembra essere il fine di molti giovani artisti. Le
opere di Pino Lia hanno sempre una relazione più o meno evidente con lo
spazio in cui sono esposte.Nei suoi lavori Lia sembra voler contaminare la
tradizione pittorica dell’astrattismo geometrico con il decorativismo
tipico dell’estetica orientale. In realtà ogni opera costituisce
un’inedita riflessione sul rapporto tra ciò che è interno ed esterno
all’immagine, sulla possibilità di trasformare lo spazio che circonda i
dipinti reinventandolo al loro interno….
Roberto Borghi
Pino Lia - LA FORZA EVOCATIVA DELL’OMBRA - Lettura critica di Sonia
Patrizia Catena.
Figure ancestrali e forme simboliche prendono corpo attraverso
l’obiettivo fotografico di Pino Lia. Nello spazio piatto dell’immagine,
l’ombra ha un ruolo nella configurazione della superficie divenendo
paesaggio; pur così impalpabile e priva di consistenza dà peso all’oggetto
ritratto, la proiezione del corpo si allunga e lo sostituisce, si fa
parvenza assoluta e autonoma. L’ombra è sola dinnanzi a noi e diventa
protagonista di un’epica, ricoprendo il ruolo di elemento narrativo e
simbolico dalla valenza allegorica.
Nel progetto fotografico di Pino Lia le ombre rivestono un ruolo più
importante rispetto alla luce che manipola - a sua volta - le zone
scure per creare delle forme. L’artista sembra giocare con l’ombra,
dandole una fisionomia che richiama altro, modellandola come se fosse
materia. L’oscurità libera l’immaginazione, genera paesaggi surreali e
scenografie impalpabili diventando mezzo di rappresentazione propria e
indipendente. La serie è caratterizzata da “assemblaggi” di oggetti reali
e figure apparenti, elementi scenici e sim- bolici che vanno oltre il
visibile e che, come afferma l’artista, “rappresentano l’ignoto, la paura
o il passato, creano un di- alogo tra luce e buio, tra desideri repressi o
emozioni ines- presse, creando cosi elementi attivi nel racconto visivo”.
Fin dall’antichità, l’ombra è stata utilizzata per creare l’illusione
della tridimensionalità nelle rappresentazioni pittoriche. Nel mondo
classico, pittori e scultori compresero che la parte scura poteva aiutare
a conferire volume e profondità alle figure, rendendole più “vive” e
realistiche. Da elemento tecnico del passato a potente metafora
psicologica e sociale nell’arte contemporanea, l’ombra continua ad essere
una componente essenziale del linguaggio visivo sino a diventare
protagonista in questo progetto fotografico.
La forza delle immagini di Pino Lia risiede nella creazione di uno spazio
e di un volume con l’ombra, la quale attivando la superficie porta il
pubblico a percepirla come una figura reale, non una mera silhouette
bidimensionale, ma qualcosa di poroso che assorbe gli elementi intorno a
sé. Un luogo in cui si concretizzano forme di trasformazione e di
riconfigurazione dello stesso paesaggio, stratificazioni materiche che
creano i pattern visivi e le texture di questi personaggi labili e
irreali.
Attraverso l’uso e l’accostamento di sassi, legni, erbe spontanee e
foglie di palma - antagonisti che innescano l’ambiguità di ciò che si
osserva - , Lia riesce a trasfigurare l’ombra in forme ataviche e al
contempo familiari, poiché riconducibili per analogia a modelli
archetipali di divinità maschili e femminili, altresì a incisioni rupestri
della Valcamonica da cui è stato ispirato.
Le sue esperienze nel teatro e nelle arti performative, inoltre, lo hanno
portato a mettere in scena il proprio corpo che, disposto controluce,
proietta una lunga ombra dalla severa sacralità. Una staticità e
monumentalità che richiamano la statuaria greca classica, egiziana e
l’iconografia bizantina con il fine di trasmettere un senso di
trascendenza e di spiritualità. L’istante fotografico congela l’attimo, il
corpo si esprime e l’ombra genera e plasma figure al limite fra sacro e
naturale, fra artificio e semplicità.
Pino Lia invita a coglierne l’anima, interpretando la narrazione sottesa:
non è una semplice rassegna di sagome, bensì è una figurazione che vive in
una dimensione immaginifica in piena osmosi con l’ambiente e l’atmosfera
naturale. Semplici oggetti del quotidiano, presenti nello scenario marino,
posti in relazione fra loro per creare brevi racconti surreali che con le
loro immagini simboliche sprigionano un’immensa forza evocativa e ci
conducono in un mondo magico e divino, quasi trasognante.
Gli archivi del sacro
di Pino Lia
“Creta”, questo il titolo del lavoro con cui Lia ci fa riflettere
sulle future e progressive(?) sorti del mondo, è uno scrigno dei doni più
preziosi ed elementari che la natura da secoli fa sbocciare come fiori in
terra, stelle sulla volta celeste. Come preservare tuttavia, dall’incombere
di un nero ed atrofizzante alito di morte, quello del buco dell’ozono e dei
conseguenti disastri ambientali, l’indifesa potenza di quegli elementi? Come
succhiarne all’infinito la linfa per sentirci ancora radici e passaggi di
sostanza eterea/eterna nel cielo? Versando le gocce di quella vivificante
pozione magica fatta di foglie, erbe, polveri, pietre e fiori nell’antro di
coppe sacrali, identiche nella loro forma e unite coralmente in una consegna
infinitesimale e di non ritorno al Paradiso dei quattro elementi: l’isola di
Creta. Come Arcadia e luogo antico, ancestrale ma nello stesso tempo sospeso
dai flutti del tempo e delle maree, Pino Lia vuole recapitare lì il suo
archivio del mondo, registrato coi numeri su cui poggiano le geometrie della
Terra e plasmato nelle particelle modulari che ci compongono, atomi in cui
cresciamo e ci decomponiamo, che si ripetono esternamente, quanto
internamente nelle leggi e nei movimenti dell’universo. Esse racchiudono i
misteri del cosmo e con precisione sbalorditiva, tanto da non essere in
grado di spiegarsene la perfezione, sorreggono le strutture del reale, del
sogno, del simbolico e dell’immaginifico: i quadrati. Variando forse di
colore e certamente di leggere sfumature semantiche, il quadrato conserva,
assorbe e riluce l’equilibrio delle forze, l’ordine dell’empirico, la
stabilità degli sconvolgimenti, in un disegno segreto ma tremendamente vivo
proprio ad ogni cultura, religione e filosofia dei popoli del nostro (forse
anche di altri!) pianeta. Affidare perciò la propria arte all’archetipo
universale della misura, affinché essa affondi nel cuore della terra per
confondersi alle luminose linee architettoniche che animano l’esistenza,
nella perfezione di un immutabile quadrato che muta incessantemente le sue
combinazioni, senza mai perdere la formula magica che ne tiene uniti i
“lati”, è un gesto di amore, silenzioso e rituale. Con l’affettuosa premura
dell’ archivista e la lucida consapevolezza dell’alchimista, Lia cerca nel
ritorno all’unità primordiale, quanto nella testimonianza delle infinite
luci che ci brillano e che soprattutto facciamo brillare ogni giorno
semplicemente “vivendo”, la via su cui indirizzare la sua ricerca artistica,
per questa volta veleggiando verso la Grecia, la prossima si vedrà!
Viola Lilith Russi
Estratto da: "Lucia
Pescador e Pino Lia: Due inventari a confronto"
..."L’inventario di Pino Lia da diverso ma non meno importante presupposto:
la conservazione della natura in ossequio all’uomo. Pienamente consapevole
che non vi possa essere vita umana senza la natura circostante che la
consenta..Una vena di pessimismo percorre l’impianto e anche una apparente
contraddizione: conservare gli elementi primari della natura, plastificarli,
in modo che l’uomo del futuro (ammesso che possa sopravvivere senza natura)
li possa ritrovare. Catalogare singoli, pochi elementi in rappresentanza del
tutto forse destinato a scomparire. Un monito o una strada da percorrere per
la conservazione e la tutela dell’ambiente? La parete di fondo della sala e
il pavimento ad essa contiguo sono gli spazi occupati da Pino Lia. La croce,
presa a simbolo della terra, della radice e dell’albero che si innalza verso
il cielo, è l’elemento di unione. Ritagli di croce sono disseminati sul
pavimento e la croce è sul fondo di tutti i quadri posti in parete. In fila
sul pavimento, contornate dalle croci, sette ciotole votive. Ciascuna con un
elemento da preservare: foglie (elementi del vegetale), alloro (simbolo
della gloria umana), pietra (elemento più diffuso nell’universo), sabbia del
deserto Tunisino (assenza di vita apparente), fiore calicantus dall’intenso
profumo (una delle delizie della vita), carbone (vegetale mutato in
minerale), disco di Festo ad oggi indecifrato (comunicazione dell’uomo che
può non arrivare all’uomo). Ventotto sono disposti in parete (quattro in
verticale per sette in orizzontale in corrispondenza delle ciotole) in
composizione rettangolare. Gli elementi contenuti nelle ciotole sono
riproposti in “pittura” computerizzata, con diversi colori e variazioni, al
centro di ciascuna croce. I quadri sono poi plastificati, per l’appunto con
un’operazione che simula il congelamento e la conservazione.Per ultimo la
composizione rettangolare dell’installazione pone naturalmente e
simbologicamente in primo piano la condizione dell’uomo legata
indissolubilmente all’elemento della terra."
Stefano Soddu 2006
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SITART:
PINO LIA
Note
biografiche, principali mostre ed esposizioni
PINO LIA
Nato a Mesoraca (KR) 1955, diplomato all’Accademia di Belle Arti di
Brera a Milano.
La sua ricerca si focalizza sul rapporto
dell’uomo e l’ambiente che lo circonda e sulle relazioni tra l’individuo
e la collettività. I lavori sono spesso delle riflessioni su tempo e sul
luogo, il suo costante interesse per la natura il filo rosso di
congiunzione. Negli ultimi anni ha un maggiore interesse per la
fotografia digitale, legata alla metamorfosi del corpo umano con la sua
ombra.
Vive e lavora a Milano.
Mostre
2020
- Formato A4
Sguardo oltre la pandemia, Biblioteca Civica G.Tartarotti, Rovereto (TN),
a cura di S. Cattani e G. Baldi
- Nuove rotte. Viaggio nei libri
d'Artista, Biblioteca cantonale di Lugano (CH), a cura di M. Carminati
2019
- Di
Ombra e di Luce, Spazio Pestalozza, Milano
- Mostre collettive: Quintocortile, Milano; Spazio
Arte Scoglio di Quarto, Milano; Sweet Gallery Outdoor, Mariano Comense;
Made4Art Photo Festival, Milano
- Habitat, BienNolo OFF, Milano
- Attraversamenti, Palazzo Pirola, Gorgonzola,
Milano
- Ri/specchiati, Novegro Photo Day, Milano, a cura
di G. Bonomi
- Beauty, Farahzadart Milano
2018
- Residenza d'artista, al 13° International
Workshop of Painters, Simposium, Stary Sacz, Polonia
- Oggetto libro, Mediateca S.Teresa, Milano, a
cura di S. Vallebona
- Art à Porter, Spazio
Hus, Milano, a cura di V. Farassino
- Invasioni, Riflessioni sul campo, XII Tornare @
Itaca, Fondazione Paolina Brugnatelli, Milano e Cosenza, a cura M. Pasqua,
MR Pividori
- La solitudine
dell'autoscatto, Autoscatti fotografici, Palazzo Guidobono, Tortona, a
cura di G. Bonomi
2017
- Chimere, opere tra arte, uso e design,
Quintocortile, Milano, a cura di M. Ferrando e D. Airoldi
- L'Armadio di Satie, The Art Company, Como, a
cura di R. Borghi
2015
- Pagine di Pane, Biblioteca Nazionale Braidense,
Milano, a cura di S. Vallebona
2013
- Cono di Confine2, City Art, Milano
- Rito, Costume, Paradosso, Spazio Oberdan,
Milano, a cura di S. Vallebona
- Il Giudizio e la mente,
Fondazione Mudima, Milano a cura di G. Gabelli
- VII Biennale di Soncino, (CR), a cura di
Quartiere Tre
- Artista di Libro,
Galleria Dieci.Due!, a cura di Maria Rosa Pividori
- Artisti Italiani nel
loro Habitat, Museo Municipale di Bucarest
2012
- Guerra e Pace, Libro d'Artista, Museo di
Krapivna Russia, a cura di E. Schats
- Ruote, Spazioabello,
Milano
2011
- Padiglione Tibet, c/o Palazzo Ca Zanardi,
Venezia, a cura di Ruggero Maggi
- O’ smagià là tùaia,
Strabella (PV) a cura di Lorenzo Alagio, Pino Diecidue
- La formazione dell’uno,
Galleria Nazionale Di Cosenza, acura di M.Pasaroqua, F Gordaro
- Libro d’artista,
Sblu_spazioalbello, a cura di Susanna Vallebona
2010
- Generation, Galleria Arti Visive dell’università
del Melo, Gallarate (VA)
- Artisti Italiani a Pécs,
Pannon Magyar Kultura Hàza- Ungheria
- Misurecelesti, Ex
Chiesa S.Francesco, Como – a cura V.L.Russi.
- Artisti per la salute,
Galleria Derbylius, Milano – a cura M. Maiocchi.
- Museo del fango,
Giampilieri (ME)
2009
- Couples a p(art)ager, Liegi, Belgio
(collettiva)
- Box shock, Spazio Anzitempo,
Milano – a cura di Ronald Facchinetti (coll.)
- I muri dopo Berlino, Spazio
Tadini, Milano (coll.)
- Il riso di Jackson, (performance),
P. Lia e Birthmark, Testo di M.Galbiati, Studio dieci citygallery,
Vercelli
Courtesy Galleria 10.2!
Dieci.due!, Milano
- Tornare @ Itaca, Spazio
Tadini, Milano
- Identità mutanti, Circolo
Culturale Bertolt Brecht, Milano
- Mappe d’artista 1959-2009,
Museo dell’Aeronautica “Gianni Caproni”,
Mattarello (TN)- e Biblioteca
Angelica, Roma, a cura di Viola Lilith Russi, Studio D’ars(coll.)
2008
- Art in Ice, Livigno (SO)
-
Clicking the territory, Aviosuperficie, Vespolate (NO), (inst)
a cura di Pina Inferrera e
Micaela Mander e Ass. cult. Idea Vita
- Le Porte, Parco di Villa
Casnati, Bussero (MI) (inst)
- Provvisorial_ mente la
Public Art Governa la Piazza, Milano (inst)
2007
- Christmas City Park, C.so Buenos
Aires, Milano – (albero)
- Terre d’Acqua / In- Via l’Arte,
Spazio Culturale Santa Chiara, Vercelli , curata da
M.Galbiati, L.Giudici, C.Guerra,
A.Madesani, Galleria Dieci.due! e Ass. Cult. Idea Vita
- Voci tra cielo e terra,
Galleria Bazart, Milano – (inst + performance)
- Atelier d’Artista, Villa il
Castagno, Gambassi Terme, (FI) (inst)
- Riso avaro, Sede Università
A. Avogadro, Novara, a cura Ass. Cult. Idea Vita, (inst)
- Urban e public Art luoghi
possibili, Cons. Zona 2. Milano (inst)
- Fame Vera, Museo Malandra,
Vespolate (NO) progetto Ass.cult Idea Vita,
- La città dell’aria,
Aranciaia di Colorno, (PR)
2006
- A creta, Galleria Azzardo, Milano
- Migra-Azioni, Migra
identità, Vespolate e Arengo del Broletto, Novara
a cura Galleria Deci.due! e Ass.cult. Idea Vita
- Contact- Casa Cairo, a cura
Jacqueline Ceresoli, Milano
- Il Proprio Luogo, Castello
Borromeo, Corneliano, (MI) a cura di Maria Rosa Pividori
2005
- El “Che” Centre Rops, Bruxelles,
Belgio
- Creta , ContainerArt,
Bergamo
- Padiglione Italia, 13x17,
(esserci) a cura di Philippe Daverio, Venezia
2000
-
Meccano. Officina-Arte, Magliaso (CH)